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Masai Mara Wildlife

| ICONIC TRAVEL | Testo e foto di Luca Bracali

Immaginate un altopiano vasto, infinito, laddove il  cielo lambisce quella tenue linea che sfiora l’orizzonte. Immaginate un’area di 320 chilometri quadrati attraversata per intero dalla Rift Valley, una estesa formazione geologica creatasi 35 milioni di anni fa dalla separazione di due grandi placche tettoniche, quando l’Africa iniziò a staccarsi dall’Arabia. E adesso un ultimo piccolo sforzo e provate ad immaginare quel capolavoro disneyano del grande schermo dove il saggio Mufasa ricorda al suo piccolo Simba:”…tutto ciò che è illuminato dal sole è il nostro regno”. Dalla magia del Re Leone alla realtà effettiva non c’è poi tanta differenza ed il Masai Mara è molto probabilmente la più bella riserva faunistica esistente al mondo, quanto meno quella che offre la più grande varietà di animali con una visibilità assai diffusa.

Un ecosistema straordinario e straordinariamente ricco di fauna, un habitat rappresentato dalla prateria africana o meglio dalla savana, punteggiato da una vegetazione fatta per lo più da acacie ombrellifere. Un altopiano, una immensa tavola verde che corre fra i 1.500 ed i 2.200 metri di altezza, dove anche il più pericoloso fra gli animali della foresta, la zanzara anofele portatrice di malaria, nel Masai perde un po’ della sua aggressività. Avvolto in un clima tropicale, con una temperatura piuttosto secca che mai scende sotto i 12 gradi di notte e difficilmente sale sopra i 30° di giorno, la savana del Masai è guidata da due stagionalità: quella delle grandi piogge, da aprile a giugno, ed il periodo secco che va da luglio ad ottobre e che è il momento migliore per visitare questa terra sconfinata ed assistere alla grande migrazione, quel meraviglioso spettacolo della natura dove 200.000 zebre e 1.300.000 gnu si tuffano a capofitto dagli argini del Mara per attraversarlo.

Ma è anche la loro grande sfida, che purtroppo un quarto del branco non riuscirà mai a superare. Il Masai Mara è il regno dei “big-five”, i cinque grandi animali della savana, divisi fra erbivori e predatori per cui elefanti, rinoceronti, bufali, leopardi e leoni. Si stima che nel Masai vivano circa 300 esemplari di leoni, la più alta densità di tutta l’Africa. Il bracconaggio è sicuramente il male peggiore, quello che veramente affligge questo continente ed i suoi grandi parchi. La caccia all’avorio è spietata, un fenomeno inarrestabile, testimoniato dall’uccisione di 30.000 elefanti l’anno per un commercio dell’avorio che nel mercato nero viene valutato in 3.000 dollari al chilogrammo. Agli altri giganti erbivori della savana kenyota non va tanto meglio e i 2 esemplari di rinoceronte bianco ancora in vita, vengono sorvegliati giorno e notte da 4 soldati dal momento che il valore del loro corno, nel crudele mercato asiatico, ha raggiunto la stratosferica cifra di 120.000 dollari.

Il Samburu è una piccola area naturale protetta che comprende la stessa varietà di specie animali del Mara ma non ha le stesse restrizioni sugli accessi alla riserva, per cui sono possibili sia i safari notturni sia l’avvicinamento agli animali in fuoripista, anche perché in alcuni tratti del parco le piste non esistono affatto! A fare le differenza nel fotosafari, a parte quel pizzico di fortuna che non guasta mai, ci sono altri due fattori: il fuoristrada utilizzato che dovrà avere preferibilmente tre file con due persone per ogni fila in modo da consentire un’ampia visibilità su ogni lato, ma anche e soprattutto la guida. Al momento del nostro viaggio in Kenya erano sei le guide certificate Gold e circa centosettanta quelle Silver, e sia da un punto di vista conoscitivo dell’ambiente sia di cultura naturalistica e scientifica, aggiungono un valore impensabile. Lo stesso valore che si apprezza nella caccia all’avvistamento del leopardo, il più elusivo fra i felini, o del ghepardo, che si mimetizza fin troppo bene nei colori tenui della savana. Ma il Mara non è solo wildlife, questa immensa terra appartiene ad un popolo i Masai, un popolo di cacciatori e di pastori, un tempo nomadi ed oggi molto più stanziali perché legati all’agricoltura piuttosto che alla transumanza. La grande abilità dei Masai è saper sopravvivere in un ambiente aspro e ostile, figlio della Rift Valley.

Un popolo fiero sicuramente, abituato da sempre a combattere. Secoli fa contro i leoni, quando i giovani Masai dovevano superare il loro rito di iniziazione ed oggi impegnati nella loro più grande battaglia, quella in difesa delle proprie terre, assediate dai bracconieri e dai multimiliardari che cercano lo sfruttamento ad ogni costo, con la corruzione politica. Unire le proprie terre, creando una nuova specie di riserva autogestita con un passaggio naturale per gli animali, può essere la soluzione. Solo così i Masai potranno vincere la loro ultima sfida contro l’azione antropica e restare padroni delle proprie terre. Lasciando in equilibrio il grande cerchio della vita.

Web: lucabracali.it

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