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Gioielli D’arte

| ICONIC SPACE| Matteo Chincarini

In una grande città dove tutto è di fretta, caotico e confusionale anche le classiche gallerie e musei sembrano assorbire tutta questa atmosfera. Milano checché se ne dica è a tutti gli effetti una città d’arte con oltre cinquanta tra musei, gallerie e fondazioni, ma dimentichiamoci tutto ciò ed immergiamoci in un contesto raccolto, singolare, quasi famigliare, sono le case museo di Milano. Quattro realtà che descrivono bene il modo di vivere nella Milano del passato
e che ci fanno scoprire spazi e manie di queste famiglie.
Per iniziare vi porto nel cuore del quadrilatero della moda, precisamente in via Manzoni dove nel traffico della metropoli, tra vetrine lussuose e banche esclusive si trova al civico 12 un palazzo signorile e nobiliare, entrate pure senza timore nel cortile principale e vi ritroverete alla Casa Museo Poldi Pezzoli, l’impatto è davvero importante, una grande scalinata barocca con tanto di fontana alla base vi farà accedere al piano nobile per ammirare le collezioni d’arte di questa famiglia. L’esponente più importante e collezionista di spicco nell’800 è Gian Giacomo Poldi Pezzoli che ereditò dalla madre, Rosa Trivulzio, la passione per il collezionismo d’arte. Per citare alcuni nomi degli artisti che hanno dipinto le opere qui custodite troviamo Tiepolo, Perugino, Botticelli, Piero della Francesca e molti altri. L’ambiente che forse colpisce di più lo spettatore è lo Studiolo Dantesco che altro non era che la camera da letto di Gian Giacomo, la particolarità di questo spazio è la vetrata che ripercorre la storia del sommo poeta e della sua opera più illustre.
Ma parlando di contemporaneità il Poldi Pezzoli non è da considerarsi solo un museo di opere antiche perché al suo interno è stata fatta una scelta di design molto interessante come quella di aggiungere alle sale espositive dei comodi divani coloratissimi di designer affermati che spezzano e rendono ancora più famigliare questo ambiente. Al piano terra è d’obbligo farsi sorprendere dalla sala delle armi interamente allestita e progettata dall’artista Arnaldo Pommodoro che come in una scenografia cinematografica sistema spade, armi e armature in modo tale che l’ambiente sia un tutt’uno con le opere. Nella tranquilla via Gesù troviamo invece, la Casa Museo Bagatti Valsecchi. I protagonisti sono due fratelli, Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, i quali decisero a fine ‘800 di realizzare una nuova residenza in stile 4/500 lombardo per arredarla con oggetti e opere rinascimentali.
I nomi delle stanze fanno assaporare tempi antichi come la Sala dell’Affresco, la Camera Rossa e la Galleria delle Armi, per non parlare della bellissima Sala Bevilacqua con un camino originale che vi farà certamente immedesimare in un lungo abito di velluto ascoltando un clavicembalo risuonare per la casa. Ma cambiamo completamente spirito per visitare la terza casa, qui ci troviamo negli anni 30 del ‘900 in una zona di grande espansione come quella di Buenos Aires / Loreto precisamente in via G. Jan 15. In un palazzetto disegnato dal noto architetto Portaluppi troviamo Casa Boschi Di Stefano residenza dei due coniugi di spicco della borghesia milanese Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, i quali iniziarono a collezionare opere di grande pregio come Carrà, Manzoni, De Chirico, Boccioni, Severini e tanti altri.
Quello che colpisce della casa è la quantità di opere che non fanno nemmeno intravedere le pareti e che immergono il visitatore in quelle forme e colori che solo l’arte riesce ad esprimere. Ora, non vorrei essere dissacrante ma la stanza che più mi ha colpito è stato il bagno, ebbene sì, per me vedere quei dettagli e quello stile un po’ Art Déco e un po’ razionale rende questa stanza davvero interessante oltre che tecnologicamente avanzata per l’epoca. Degno di nota per concludere è l’arredamento della casa con mobili, divani e consolle originali dagli anni 30 agli anni 50 e di lampadari di Murano che ancora oggi illuminano questa casa che è davvero un gioiello nascosto nella città. Concludiamo nel prestigioso quartiere di Porta Venezia. Villa Necchi Campiglio è una villa in mezzo ad un parco privato nel cuore della città e di proprietà di una famiglia molto nota nel campo industriale, di origine Pavese la famigliaagli inizi del ‘900 aveva bisogno di una casa di rappresentanza a Milano e scelsero questa bellissima zona per costruire quella che sarà definita una delle case più moderne di Milano. L’architetto incaricato è Pietro Portaluppi il quale ideò una villa con forme razionali e interni di altissimo pregio: al primo piano era stata allestita la “Camera della principessa” ad uso esclusivo di Maria Gabriella di Savoia, all’esterno è ubicata una delle prime piscine private e riscaldate di Milano assieme al primo campo da tennis coperto della città.
Ma tutta questa modernità in realtà creò qualche problema alla famiglia che dovette riarredare completamente il salone di rappresentanza con un gusto più classico viste le critiche ricevute dall’alta borghesia. Una delle cose più curiose della casa sono le stanze delle due sorelle Necchi dove ancora oggi è possibile sbirciare nel loro guardaroba fatto di borsette, cappotti e scarpe. Di grandissimo pregio anche i bagni della casa e le opere esposte ma curioso da ammirare sono i locali di servizio per i domestici dotati di tecnologia avanzatissima e che ancora oggi sorprende. Per concludere vi consiglio la visione di un film davvero bello e profondo del regista Luca Guadagnino intitolato “Io sono l’amore” presentato alla mostra del cinema di Venezia e ambientato proprio a Villa Necchi. Il nostro viaggio nelle case museo di Milano è concluso, ma ci tengo a dire che la cosa che accomuna queste realtà e che descrive bene la seria etica meneghina di collaborazione è quella di aver istituito nel 2008 il “Circuito delle case museo” volto ad accomunare progetti ed eventi e per creare un network tra di esse.
Web: casemuseo.it
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